
Rilevatori di fulmini
Fin dallinizio
dello studio sui fulmini si è avuta lesigenza
di sapere dove e quando stava cadendo un fulmine.
I primi rivelatori non erano altro che degli elettroscopi
a fogli. Lo sviluppo della tecnologia elettronica
ha permesso di costruire i primi rilevatori elettrostatici
e poi elettromagnetici.
Questi primi rilevatori
sono stati estesamente utilizzati in Sud Africa
ed Europa, per rilevare la densità di fulminazione
al suolo e per avvallare numerosi esperimenti sulle
linee elettriche.
Si è giunti alla standardizzazione
di due tipi di rilevatori, da parte della CIGRE,
chiamati convenzionalmente Cigre
10 kHz e Cigre 500
kHz.
Un successivo sviluppo ha consentito di ottenere
rilevatori più sofisticati, sostanzialmente
dei sensori ad ampio spettro di campo elettromagnetico,
che si basano su triangolazioni per rilevare il punto di impatto al suolo.
Questi sensori sono stati sviluppati in Usa, negli
anni '80, e sono attualmente diffusi in tutto il mondo.
Un tipo parallelo di sensore è stato sviluppato
in Europa, applicando la tecnica interferometrica
e sono in parte ancora in fase di sviluppo.
Alcuni sensori sono poi stati sviluppati per captare
la presenza dei fulmini a grande distanza,
permettendo di visualizzare le celle temporalesche principali anche molto lontane, perdendo tuttavia
in precisione e perdendo un buon numero di fulmini.
In tempi recenti è stato inoltre possibile
utilizzare i satelliti orbitali per rilevare
i fulmini ed i fronti temporaleschi attorno al globo terrestre.
Questa tecnica è in uso
presso la NASA e il NOAA.